La Basilicata è tra le regioni più ricche d’acqua d’Italia, con invasi strategici come Monte Cotugno, Pertusillo, Camastra e altri. Tuttavia, la gestione di queste risorse vitali non è affatto trasparente né giusta, né per i cittadini lucani, né per l’equilibrio ambientale del territorio.
Le acque delle dighe lucane sono gestite da un intreccio di enti, spesso con ruoli poco chiari e scarsamente coordinati:
L’EGRIB , L’Acquedotto Lucano S.p.a , Il Consorzio di Bonifica della Basilicata, Le multinazionali dell’energia, come ENEL, che sfruttano le dighe per fini idroelettrici;
E l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, che coordina dal centro senza un reale coinvolgimento territoriale lasciandoci spesso a secco.
Risultato? Grandi quantitativi d’acqua vengono convogliati verso la Puglia e la Campania, con compensazioni economiche ridicole, mentre i cittadini lucani devono fare i conti con reti colabrodo, tariffe in aumento, e un sistema idrico che non restituisce valore al territorio.
A questo si aggiunge la minaccia costante della privatizzazione dell’acqua, imposta a livello nazionale contro la volontà popolare espressa nel referendum del 2011. Una legge che rischia di trasformare definitivamente l’acqua – bene vitale e diritto universale – in una merce da profitto, consegnata a soggetti privati che nulla hanno a che fare con la tutela dell’ambiente o degli interessi locali.
Il SIFUS denuncia:
Il disallineamento totale tra chi governa la risorsa e chi la vive sul territorio.
L’assenza di un controllo pubblico effettivo sulla gestione idrica.
Il saccheggio silenzioso dell’acqua lucana a vantaggio di altri territori e soggetti economici.
La mancanza di piani di manutenzione forestale e ambientale, essenziali per la tenuta del sistema.
Trasparenza totale nella gestione delle dighe.
Particolarmente grave è l’emergenza irrigua che sta colpendo il Metapontino uno dei poli agricoli più importanti dell’intera regione. In un momento cruciale per le coltivazioni stagionali, centinaia di aziende agricole stanno affrontando razionamenti, interruzioni delle forniture e incertezze gestionali. Questo compromette la produzione agricola, mette a rischio migliaia di posti di lavoro stagionali e aggrava la crisi economica del comparto.
È inaccettabile che un territorio così produttivo, da cui dipendono intere filiere alimentari, venga sacrificato in nome di una gestione inefficiente e centralizzata delle risorse idriche.
Riteniamo inaccettabile che, in piena emergenza climatica e con una siccità sempre più ricorrente, la programmazione idrica venga decisa fuori dalla Basilicata, senza un reale coinvolgimento delle comunità locali e senza trasparenza negli accordi tra Regione Basilicata, Regione Puglia, Acque del Sud S.p.A., Acquedotto Lucano S.p.A. e gli altri soggetti gestori.
Il SIFUS sostiene l’azione del Comitato Agro-Sinni nel chiedere maggiore trasparenza, controllo popolare e giustizia territoriale nella distribuzione e nella governance della risorsa idrica lucana.
CHIEDIAMO
– Un piano straordinario per affrontare l’emergenza irrigua del Metapontino e Senisese con interventi urgenti di ripristino delle reti, utilizzo prioritario della risorsa idrica locale e sostegno alle aziende colpite.
– Rivalutazione del ruolo di Acque del Sud S.p.A., affinché non diventi un ulteriore strumento di centralizzazione e spoliazione delle risorse lucane.
– Investimenti immediati sulla rete idrica lucana, per ridurre le perdite, migliorare la qualità del servizio e garantire la priorità dell’uso umano e agricolo locale.
SIFUS chiede che l’acqua torni ad essere bene comune, gestito pubblicamente e con equità, al servizio delle comunità e non degli interessi esterni o di logiche aziendaliste.
La Basilicata non può essere solo la cisterna d’acqua del Sud Italia: è tempo di dignità, trasparenza e rispetto per il nostro territorio.
SIFUS Regionale BASILICATA
Pina De Donato