C’è una verità che rischia di sfuggire nel rumore della politica quotidiana: il Sud non è solo una latitudine. È una voce che chiede ascolto, un cuore che continua a battere, anche quando viene ignorato. E in un’Italia che spesso sembra divisa in due, Papa Francesco ha ricordato, più volte, con parole colme di umanità e verità, che la questione meridionale non è un capitolo da archiviare, ma un’urgenza morale e sociale che interpella tutti, soprattutto la politica.
In un’intervista di qualche tempo fa concessa a Il Mattino, Francesco non parlava solo da Papa, ma da uomo del Sud. “Io vengo dal Sud,” dice, con la semplicità di chi ha vissuto le periferie del mondo. Buenos Aires e Napoli, per lui, si somigliano: “stesse difficoltà, stessa voglia di rialzarsi, stessi abbracci stretti anche nella povertà.”
Papa Francesco da sempre schierato contro le diseguaglianze ai danni del Sud Italia e del mondo. Il Sud come specchio del mondo, “Il Sud è un tema universale,” afferma. Dove c’è disuguaglianza, dove ci sono giovani dimenticati, dove la bellezza viene calpestata dall’indifferenza, lì c’è un Sud. E oggi quel Sud, in Italia, ha bisogno più che mai di attenzione politica vera, non di promesse elettorali, non di provvedimenti a metà, non di autonomie che rischiano di allargare le fratture. “Quando i poveri vengono respinti, si respinge Dio. E si respinge la pace.” Un monito che pesa come una pietra. Non sono solo parole. Sono accuse lucide, rivolte a chi ha potere, ma non ascolta. A chi vede i numeri, ma non le persone. Francesco non fa sconti: la povertà, la disoccupazione giovanile, la fuga dei cervelli, la criminalità che si insinua dove lo Stato è assente…tutto questo non è casuale. È il frutto di scelte, di negligenze, di indifferenze.
Parla con dolore dei giovani del Mezzogiorno, costretti a partire, o peggio, risucchiati nella spirale della criminalità. “Stiamo scartando una generazione, le baby gang sono un grido di dolore,” dice. E non c’è nulla da aggiungere. La politica, se vuole essere davvero al servizio della gente, non può voltarsi dall’altra parte. Deve investire nei ragazzi, nella scuola, nel lavoro, nei sogni. Deve avere la sensibilità – e il coraggio – di guardare negli occhi quei giovani e dire loro: ‘Siamo con voi’.
Il Papa non si limita alla denuncia. Parla anche della forza straordinaria del Sud, della sua capacità di ricostruirsi dal nulla, di non arrendersi mai. “La sfida non è cercare ciò che manca, ma creare ciò che non c’è.” E chi meglio del Mezzogiorno ha saputo, nella storia, rimboccarsi le maniche anche senza aiuti, anche con lo Stato lontano? Ma non basta più l’autosufficienza. Serve uno Stato che riconosca, accompagni, sostenga. Serve una politica che senta, non solo gestisca.
Francesco non è tenero con nessuno. Chiede responsabilità ai media, ma soprattutto chiede coraggio alla classe dirigente. Coraggio di ascoltare, di progettare, di mettersi al servizio del bene comune. “La questione meridionale riguarda tutti. Il Sud è la chiave del futuro.” E come si può costruire un Paese unito, se una sua metà continua a essere trattata come un’appendice, o peggio ancora come una zavorra?
Il Sud non vuole pietà. Vuole giustizia. Papa Francesco ci invita a guardare il Mezzogiorno non con pietà, ma con rispetto. Non come un problema, ma come una speranza. E allora tocca alla politica – a tutta la politica – dimostrare di avere un’anima, una visione, una responsabilità verso questa parte di Paese che, nonostante tutto, continua a resistere e a sperare.
Perché non si può parlare di futuro, se si lascia indietro il Sud.