Dettare insieme, sindacati, istituzioni e società civile, le priorità di cui il governo regionale deve tenere conto per migliorare le condizioni di vita dei lucani e delle lucane.
Sono questi i moniti che la CGIL Basilicata ha rivolto ieri a Matera in una Piazza S. Giovanni gremita, per la 12^ edizione delle “Giornate del Lavoro Cgil Basilicata – Un mondo nuovo”.
Presenti i governatori del Sud De Luca, Occhiuto, Bardi ed Emiliano, quest’ultimo in collegamento e l’europarlamentare e presidente del PD, Bonaccini.
Sul tema “Prospettive del Sud tra autonomia differenziata e PNRR” sono stati coinvolti Vito Bardi Presidente Regione Basilicata, Michele Emiliano Presidente Regione Puglia, Vincenzo De Luca Presidente Regione Campania, Roberto Occhiuto Presidente Regione Calabria, Stefano Bonaccini Presidente Regione Emilia Romagna e Christian Ferrari Segretario Nazionale Cgil.
Critico il segretario della Cgil Basilicata, Fernando Mega, che ha dichiarato: ““Comunque vada, al Sud l’autonomia differenziata rischia di essere un secessionismo mascherato e tanto caro da sempre alla Lega. Aumenterà i divari, acuirà i ritardi e il Paese tutto ci rimetterà. Non è una questione partitica ma di sopravvivenza stessa del Paese e della nostra regione. È la nuova questione Meridionale che si fa avanti e che la Basilicata, il Mezzogiorno e l’intero Paese, oggi, con le sfide che abbiamo dinanzi, non si può più permettere”.
“La posizione della Cgil sull’autonomia differenziata – ha continuato Mega – è chiara e non da oggi. È dal 2019, da quando cioè lo spettro dell’autonomia differenziata si è fatto più concreto, che abbiamo avuto forse il merito di portare la discussione nella nostra regione.
Dare attuazione all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione nelle condizioni date, con le modalità proposte e a risorse invariate, costituisce un attacco all’unitarietà dei diritti civili e sociali fondamentali delle cittadine e dei cittadini, destinato ad ampliare in maniera irreversibile le diseguaglianze e i divari esistenti tra Nord e Sud del Paese e a ridurre ulteriormente la capacità del sistema pubblico di garantire servizi essenziali e universali alla popolazione.
Riteniamo profondamente sbagliato minare i pilastri su cui si fonda la coesione e la tenuta stessa della nostra società, come l’istruzione e la sanità pubblica oltre che il contratto collettivo nazionale di lavoro”.
Delicatissima anche la situazione sanità. Mega, infatti, ha sottolineato quanto emerso dal recente studio della Fondazione Gimbe sugli effetti dell’autonomia differenziata sulla “tutela della salute: “Dagli adempimenti ai Livelli essenziali di assistenza valutati con la griglia Lea nel decennio 2010-2019 – ha detto – emerge che nelle prime 10 posizioni non c’è nessuna Regione del Sud e la Basilicata si colloca al 12esimo posto. Col nuovo sistema di garanzia, sia nel 2020 che nel 2021, le Regioni del Sud sono agli ultimi posti, con la Basilicata inadempiente nel 2020 e al penultimo posto tra quelle adempienti nel 2021.
L’aspettativa di vita, come per tutte le regioni del Mezzogiorno, anche in Basilicata è al di sotto della media nazionale – la Basilicata si piazza sestultima – tanto che secondo l’Istat al Sud si vive un anno e sette mesi in meno che al Nord. Il dato della mobilità sanitaria passiva viene ulteriormente conclamato, raggiungendo 83 milioni di euro in Basilicata, con la mobilità sanitaria che in generale riguarda l’11,4% dei ricoverati residenti nel Mezzogiorno a fronte del 5,6% dei residenti nel Nord-Italia.
E ancora, rispetto alle spese sanitarie per le famiglie, al Sud rinuncia alle cure mediche più di una famiglia su quattro, ovvero il 28,7%”.In questo quadro pesa l’assenza di medici e infermieri. “In Basilicata – ha proseguito – si registra una presenza di medici ogni mille abitanti inferiore rispetto alla media italiana. Già oggi si fa fatica a mantenere servizi ordinari a causa delle basse retribuzioni che spingono ad andare verso il privato o verso altre regioni, dove le retribuzioni sono decisamente più elevate.
La maggiore autonomia in termini di contrattazione del personale provocherà una ulteriore fuga dei professionisti sanitari verso le regioni in grado di offrire condizioni economiche più vantaggiose, impoverendo ulteriormente il capitale umano del Mezzogiorno. Un boomerang quindi anche per le regioni del Nord, che non riusciranno a soddisfare l’eccessiva richiesta, provocando un peggioramento dell’assistenza sanitaria, non solo nel Mezzogiorno.
Servono investimenti, ora e subito, altrimenti il rischio concreto è di dover rinunciare per sempre alla più grande conquista sociale del Paese e ad un pilastro della nostra democrazia, la sanità pubblica. La Regione Basilicata faccia la sua parte assumendo iniziative verso il governo nazionale per stanziare le necessarie risorse per il servizio sanitario nazionale e provveda ad utilizzare totalmente le risorse disponibili per le assunzioni. Questa è la via maestra per rendere esigibile il diritto alla salute come diritto sociale di libertà garantendone l’universalità e l’effettività”.
Come Cgil non ci fermeremo – ha concluso Mega – La mobilitazione portata avanti e ancora in corso con le associazioni e la società civile contro la legge Calderoli è stata eccezionale. In pochi giorni è stata raggiunta e superata la quota delle 500 mila firme necessarie per portare la richiesta dell’abrogazione della legge in Cassazione. Sono state raccolte centinaia di migliaia di firme in Basilicata e nei banchetti in tutta Italia, dalle città ai luoghi di vacanza. E la mobilitazione continua. La prossima sfida sarà trasformare queste firme in voti alle urne per cancellare questa legge iniqua”.
Più sereno è parso Vito Bardi, presidente Regione Basilicata, che ha dichiarato: “Esempi di autonomia differenziata sono quelli delle Regioni a Statuto speciale e non mi sembra che le cose non funzionino. Io mi auguro che con l’autonomia anche la Basilicata abbia la possibilità di esprimere la sua autonomia in settori strategici, come quello dell’energia con riverberi anche su commercio e agricoltura”.
Gli fa eco Roberto Occhiuto, presidente Regione Calabria, ha dichiarato: “Ho sempre affermato che nella mia regione io non temo l’autonomia. A me dell’autonomia importa poco, mi interessa che ci sia il superamento della spesa storica: fino a quando non ci sarà la definizione del fabbisogno dei diritti sociali e civili, secondo me le intese devono aspettare”.
Vincenzo De Luca, presidente Regione Calabria, da sempre scettico, ha dichiarato: “Noi combattiamo su due fronti: contro l’autonomia differenziata e, con altrettanta forza, contro il centralismo burocratico dei Ministeri romani. Siamo per il decentramento dei poteri, ovviamente siamo contro le ipotesi che rompono l’unità nazionale. Questa per noi non è una battaglia ideologica. Noi siamo poi per l’unità nazionale, ci stiamo muovendo con spirito risorgimentale e siamo pronti alla sfida dell’efficienza nei confronti di chiunque. Ci sono due temi fondamentali: sanità e scuola pubblica su cui stiamo per rompere l’Italia, questo per essere seri e per dirci la verità”.
Dura la posizione dell’europarlamentare e presidente del PD, Stefano Bonaccini, che ha dichiarato: “Questa è un’autonomia differenziata sbagliata perché ingiusta, iniqua e dividerà ancor di più il Paese. E poi credo che sia un bluff perché non hanno le risorse per attuarlo. Ci battiamo e ci batteremo contro l’autonomia di Calderoli, augurandoci che, e credo che questo accadrà, anche una parte del Paese che non vota centrosinistra si opporrà”.
La 12 edizione di “Giornate del Lavoro Cgil Basilicata – Un mondo nuovo” continuerà sabato 13 settembre a Potenza, dove è in programma un focus sul caporalato e sullo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura e poi intervista del giornalista ed editorialista Massimo Giannini al segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, su lavoro, diritti, libertà, Costituzione e democrazia.