mercoledì, Ottobre 16, 2024

No scorie: USL interregionale calabro lucana per ospedale di Policoro

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Proposta No scorie: USL interregionale calabro lucana per ospedale di Policoro. Di seguito la nota integrale.

Avevamo analizzato il problema nel 2011 quando siamo stati tra i fautori di un comitato per evitare lo smembramento dell’ospedale di Policoro, che poi purtroppo è avvenuto negli anni a venire.


I problemi della sanità pubblica sono esplosi in tutta Italia, ma sono maggiormente sentiti nelle regioni a bassa intensità di popolazione e nelle aree considerate marginali dalle regioni stesse come è la nostra  fascia jonica rispetto alla provincia di Potenza e di Matera.


La situazione è aggravata da diversi fattori:
-Le leggi attuali hanno smembrato il servizio sanitario pubblico favorendo quello privato, in cui vanno canalizzati utili che diversamente sarebbero stati investiti nelle cure pubbliche e nel mantenimento degli ospedali pubblici;
-Le attuali leggi dello stato garantiscono i fondi sanitari alle regioni in base alla popolazione, per cui regioni vaste ma poco popolate si trovano a non poter garantire i servizi su un vasto territorio;
-Le Regioni che non hanno un piano sanitario che rispecchi le reali esigenze dei territori si affidano sempre più ai presidi privati invece di quelli pubblici. Esse garantiscono sempre meno cure mediche per tutta popolazione, per cui solo chi è più ricco potrà curarsi.
– I medici e il personale sanitario preferiscono lavorare nel privato perché il pubblico non garantisce diritti ed equità salariale.


Con queste premesse i confini regionali costituiscono un vincolo pesante, a discapito dei servizi offerti sulle varie aree territoriali. La Regione Basilicata ha iniziato da anni (anche contro voglia) e a piccoli passi il percorso verso un ospedale unico regionale, per cui si è iniziati a smembrare i piccoli ospedali e il nosocomio di Policoro. Anche quello di Matera rischia di essere smembrato e accorpato a quello di Potenza.

Con le autonomie differenziate che vedono le regioni come piccoli staterelli il fenomeno dell’accentramento dei servizi rischia di essere ancora più pesante e veloce per le regioni povere con l’aggravarsi dell’assistenza complessiva pubblica a vantaggio dei privati accreditati.


La nostra proposta, invece, parte dal presupposto che i servizi sanitari pubblici, oggi relegati nei confini regionali, non sono più equi e ben distribuiti. Ciò accade soprattutto per i vincoli legislativi regionali e nazionali.

Per cui in base alla densità di popolazione ma soprattutto alla logistica del territorio andrebbero riviste totalmente le aree di assistenza e di cura territoriali al di là di ogni confine regionale in unità  sanitarie pubbliche (non aziende sanitarie) capaci di essere vicini al territorio e ai cittadini (con i vecchi comitati di gestione) . L’obiettivo è cercare di curare tutti con le risorse a disposizione attraverso una sanità pubblica territoriale omogenea che eviti anche i campanili.


Nello specifico l’ospedale di Policoro ha già un’utenza interregionale calabrese e inter provinciale del senisese- Pollino, ma non ha autonomia e possibilità di svilupparsi nell’ottica della gestione regionale, mentre i servizi sanitari non possono essere organizzati se la scala di programmazione guarda a territori diversi e alle esigenze dei propri residenti.

La proposta è quella di creare una Unità Sanitaria interregionale che comprenda la fascia jonica lucana e quella calabrese dell’alto jonio cosentino , passando per il senisese e parte del Pollino in modo da valorizzare l’ospedale di Policoro, riprendendo i presidi pubblici semi-abbandonati come quello di Trebisacce e Tinchi e arricchendoli di servizi sanitari complementari e utili alle esigenze, affidando al pubblico e non al privato le cosiddette case della salute territoriali (realizzate con fondi pubblici) Andrebbero ovviamente coinvolte la regione Calabria e Basilicata e andrebbe creata anche una rete di trasporto pubblica utile ai servizi sanitari tra ss 106 e ferrovia, sulla base di un audit di esigenze di servizi sanitari reali e mirati di cui ha realmente bisogno la popolazione ( per evitare eventuali sprechi con risorse che scarseggiano e di difficile reperimento).


La fascia jonica lucana e quella calabrese dell’alto jonio cosentino  (area marginale della Calabria rispetto al Cosentino) soffrono degli stessi mali: quella della carenza dei servizi a partire da quello sanitario per finire a quello dei trasporti. In poche parole, territori considerati singolarmente marginali che potrebbero unire  le proprie forze e le proprie risorse rendendo migliore la qualità della vita dei residenti.

Per permettere ai medici e al personale sanitario di offrire prestazioni più nel pubblico che nel privato , andrebbe disincentivato il lavoro privato e incentivato quello pubblico (magari con una defiscalizzazione del lavoro pubblico e con l’offerta di strutture pubbliche gratuite ove i medici di famiglia e di continuità assistenziale possono esercitare la loro professione , o foresterie e alloggi gratuiti per i medici e infermieri in locali pubblici non utilizzati).


Considerato che si parla di carenza del personale sanitario, i fondi della formazione  regionali e comunitari andrebbero canalizzati per formare il personale paramedico creando posti di lavoro utili al territorio. Siamo convinti che questo discorso sia valido anche per tanti altri territori dello stivale e non solo per fascia jonica lucana /calabrese, da parte nostra come sempre il nostro contributo è gratuito.

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